lunedì 21 febbraio 2022

Parole...

Appena sveglio mi misuro la pressione, mi preparo la colazione e poi pulisco casa - lavo e disinfetto il pavimenti di bagno e cucina - ma l'avvenimento principale della mattinata, quello atteso con ansia, è l'andare di corpo. Controllo la produzione, la forma: cremosa o a tocchetti? Attività imprescindibile per l'ipocondriaco.

Poi, sì, leggo fino a fare l'ora di pranzo, magari sono letture rapsodiche, ecclettiche o derivate da suggestioni occasionali. Il piano di studi serio è disperso da mo. Oggi, ad esempio, ho letto un paio di articoli dedicati a Nancy Cunard, una delle poetesse più maledette del Novecento, ho scorso qualcosa che parlava di Asja Lācis (intellettuale rivoluzionaria?) e poco fa, prima di essere preso dal furore, inutile, di questa scrittura, leggevo la recensione di un memoir pubblicato da una protagonista della scena punk bolognese di fine anni Settanta - suppongo sia ormai una matura signora ultracinquantenne -. Per calarmi meglio nell'atmosfera del tempo ascoltavo un'antologia di gruppi punk su piazza in quegli anni così sfatti e dementi. Definirli dementi non è un atteggiamento o una forzatura, chi non mi crede può guardarsi i video di Castel Porziano 1979 oppure quelli di Lambro 1976 per capire perché li definisco così.

Tra un paio d'ore prenderò una quindicina di gocce di Valium e cercherò di passare indenne il pomeriggio.

***

In realtà ho poi evitato di prendere il Valium, già mi assopivo sul divano al naturale, quindi le gocce sarebbero state inutili.

Da qualche giorno ragiono sui quasi quaranta anni vissuti qui. In questa casa mai amata - infatti, nel sogno, la casa è sempre quella rossa, quella dell'infanzia e della giovinezza -, questa casa mai sentita mia, questa casa che non ci ha mai voluto e infatti ci ha sterminato. Lo so, non sono stupido, in quaranta anni una famiglia può estinguersi in qualunque posto viva ma le tragedie vissute qui sono insopportabili.

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