Se devo essere sincero, se questa è la giornata della sincerità, non so se ho già pubblicato questo raccontino - ahimè, la demenza senile precoce è una brutta compagna -.
Lo pubblico comunque, magari con qualche modifica e "abbellimento", giusto perché non si butta via niente e perché non si dica che sono micragnoso e riciclo senza restaurare.
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Anni fa conoscevo un trotskista, suppongo non posadista perché non mi parlò mai di Ufo o di olocausto nucleare in funzione anticapitalista, vendeva il foglio del suo gruppo che si chiamava, con poca originalità, IV Internazionale, ti attaccava dei bottoni terrificanti lungo Via Balbi, proprio davanti a Lettere - e, chi mi conosce lo sa, io non sono capace di tagliare chi mi sommerge di discorsi -. Era sempre così ingioiato quando poteva informarmi che il suo gruppo aveva ben duecentocinquanta militanti in tutta Italia.
Organizzare la Rivoluzione in duecentocinquanta non è una cosa da poco.
Si guadagnava il pane facendo il giardiniere, gli chiedevo opinioni e consigli sulle potature degli alberi da frutta e cercavo di farmi spiegare le talee delle rose, sospetto ne sapesse meno di me.
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