Ieri pomeriggio ho ascoltato un disco di Nikki Sudden, suppongo sia un bootleg visto che Discogs, il sito bibbia dei collezionisti di vinile, non ne dà notizie. È musica da viaggio giovanile in auto. Ricordate quelle estati torride e lontane? Si partiva su auto improbabili e scassate, io ricordo una vecchia Simca 1000 tutta bozzata dalla grandine, la meta non era mai troppo chiara ma ci si sentiva novelli Kerouac o Neal Cassady. Io, presunto vagabondo del Dharma, mi sentivo spesso Japhy Ryder ma non è una storia che voglio raccontare stasera.
Dunque, riprendendo il filo del discorso iniziale, ascoltavo
le canzoni di Nikki Sudden e due rimpianti si intrecciavano, mentre i miei demoni cantavano in coro. Il primo rimpianto era, come ho già detto, per le
estati passate ormai irripetibili, l’altro nasceva dalla mia incapacità di
seguire Nikki nel suo buttarsi via quasi con noncuranza. Questa sarebbe stata forse una buona
soluzione. Un bel finale.
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