Dice Conte che i veri progressisti sono loro, pensa che li ho sempre considerati dei qualunquisti, parolai e velleitari, oggettivamente destrorsi. Insomma, una sorta di nipotini di Guglielmo Giannini.
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Calenda e Gelmini si lumano, almeno così pare, due belle personcine. Ego smisurato e sciatteria smisurata con una spruzzata, quanto basta, di presunzione: un mix micidiale.
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È un rinnegato e i suoi ex sodali lo insultano, gli danno del nano. Io già mi innervosivo quando davano, davamo, del gobbo ad Andreotti e dell'amante della bottiglia a Saragat. Un brivido lungo la schiena ma quanti anni ho sul groppone?
Il tapinello, invece di piagnucolare, potrebbe rispondere alla genovese: ommu piccin, tutto belin.
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Secondo i giornali di destra.
Calenda è un pifferaio, Speranza è l'ultimo compagno, chi difende Brunetta dagli insulti è un moralista a gettone e l'antifascismo è il cancro dell'Italia.
Il Giornale vede il solito minestrone a sinistra (non ha mica tutti i torti).
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Il Bestio progetta una gita a Lampedusa e la capa dei fascisti ripuliti pesta i piedi.
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