giovedì 21 novembre 2019

XTC, Polyrock, Sade e altre musiche dimenticabili.

Poco fa, tra l'alba e la colazione, ascoltavo Drums and wires, il disco degli XTC uscito nel 1979. All'epoca erano presentati come i nuovi Beatles, onestamente non credo che, oltre a noi fanatici musicofili, qualcuno ancora li ricordi e li collochi nel proprio Pantheon personale. La loro è una musica piacevole, precotta e quasi predigerita, con il senno di poi si può tranquillamente dire che preannunciava l'inutile musica di plastica del decennio che stava per incominciare.
L'industria discografica aveva, forse ha ancora, bisogno di questi finti fenomeni che annunciano, ogni volta, una nuova era musicale. Ricordo, qualche anno dopo, metà degli Ottanta, la povera Sade - cantante, nei suoi limiti, più che dignitosa - presentata come la nuova Billie Holiday.
Immaginati tu! 
*
Ora ascolto il primo ellepì dei Polyrock, alba degli anni Ottanta. Un gruppo preso in considerazione, già all'epoca, soltanto perché prodotto da Philip Glass. La firma del musicista extracolto americano dava una posticcia aura pseudo sperimentale al gruppo.
Come quella degli XTC, la musica dei Polyrock è, in una parola, inutile. Scorre senza indurre nessuna emozione, fredda e inerte come la plastica.

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