L'industria discografica aveva, forse ha ancora, bisogno di questi finti fenomeni che annunciano, ogni volta,
una nuova era musicale. Ricordo, qualche anno dopo, metà degli Ottanta, la povera Sade - cantante,
nei suoi limiti, più che dignitosa - presentata come la nuova Billie Holiday.
Immaginati tu!
Ora ascolto il primo ellepì dei
Polyrock, alba degli anni Ottanta. Un gruppo preso in considerazione, già all'epoca,
soltanto perché prodotto da Philip Glass. La firma del musicista extracolto
americano dava una posticcia aura pseudo sperimentale al gruppo.
Come quella degli XTC, la musica dei
Polyrock è, in una parola, inutile. Scorre senza indurre nessuna emozione,
fredda e inerte come la plastica.
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