venerdì 19 gennaio 2024

Poesia 7 - Edgar Allan Poe.

Il corvo


Una tetra mezzanotte, meditando, stanco e debole

Sopra tomi antichi e strani di perdute conoscenze,

Con il capo tentennante, quasi mezzo addormentato,

Ecco a un tratto un lieve battito, come chi grattasse piano

Come chi grattasse piano alla porta della stanza.

«Non è che un visitatore», mormorai, «Che batte piano

alla porta della stanza –

Questo solo, e nulla più.»


Ah, ricordo chiaramente ch’era un tristo assai dicembre,

E ogni brace moribonda proiettava il proprio spettro.

Agognavo all’indomani: – vanamente avea cercato

Di trovare nei miei libri qualche tregua alla mia pena –

Pena per Leonore perduta –

Per la rara e risplendente giovinetta a cui hanno dato

Nome gli angeli Leonore –

Che qui un nome avrà mai più.


Ed il serico frusciare, così incerto delle tende

Rosse mi facea tremare – mi colmava

di fantastici terrori sempre prima sconosciuti.

Così ora, per tacere il pulsare del mio cuore, ritto in piedi ripetevo

«Non è che un visitatore che mi supplica d’entrare dalla porta della stanza; –

Qualche ospite in ritardo che mi supplica d’entrare;

Questo solo e nulla più.»


E d’un tratto ebbi coraggio; cancellai l’esitazione,

«Oh signore», dissi, «o Dama, perdonatemi, v’imploro;

Ma di fatto ero assopito e così lieve bussaste

E così sommessamente voi bussaste alla mia porta,

Che mi parve appena udire» – e qui spalancai la porta; –

Solo buio e nulla più.


Scrutai a lungo nella tenebra, ritto, incerto, spaventato,

Dubitante e poi sognando sogni che prima mortale

osò mai nemmen sognare.

Ma il silenzio era profondo e la tenebra spietata

Ed un’unica parola – bisbigliata – fu «Leonore!»

Questo era il mio sussurro ed un’eco mormorante

mi rispose, «Leonore!»

Solo questo e nulla più.


Ritornando nella stanza, la mia anima un incendio,

Presto ancora udii bussare con più forza del passato.

«Di sicuro» dissi, «certo è qualcosa alla finestra:

Su vediamo cos’è mai; ch’io disveli quel mistero –

Che il mio cuore un po’ si calmi e che io sveli il mistero; –

Solo il vento e nulla più!»


E l’imposta spalancai quando, un frullo e un batter d’ali,

Entrò un Corvo maestoso, di remoti giorni sacri.

Non mi fece riverenze; né un istante stette fermo,

Ma s’andò a posare sopra l’architrave della porta

come un nobile signore o milady, appollaiato

sopra il busto di Minerva che sovrasta la mia porta.

Fermo, immoto e nulla più.


Poi l’uccello nero ebano fece sì che in un sorriso

Io sciogliessi le altre angosce, col decoro grave e nobile

del severo atteggiamento.

«Pur se il ciuffo hai tu rasato, di sicuro tu sei fiero», dissi,

«corvo torvo, orrido e antico che veleggi dalle plaghe

della Notte – dimmi quale nome nobile hai tu

sopra il lido plutoniano ch’è confine della Notte!»

Disse il Corvo, «Mai non più.»


Molto mi meravigliai nell’udir quell’uccellaccio favellare tanto chiaro,

Pur se quella sua risposta non aveva senso alcuno

e a sproposito veniva;

Ché chi mai può convenire, che vivente creatura

Mai abbia visto un tale uccello sulla porta di una stanza.

Un uccello o altro animale sopra il busto cesellato sulla porta della stanza.

Il cui nome è «Mai non più.»


Ma, posato solitario sopra quel busto sereno, solamente disse il Corvo

Sol quell’unica parola, come se vi riversasse

per intero la sua anima.

E null’altro disse ancora – e non piuma scosse o mosse –

Finché appena bisbigliai, «Altri amici son fuggiti prima d’ora-

E domattina egli pur mi lascerà, come già ogni mia speranza.»

E l’uccello: «Mai non più.»


Mi sorprese quel silenzio, rotto solo dalla replica

così a senso pronunciata.

«Senza dubbio», dissi allora, «quel che dice non è altro

che soltanto dire sa

E l’ha appreso da un padrone incalzato da Sciagura impietosa

Ancora e ancora, tal che un solo ritornello era quello dei suoi canti –

Che i suoi pianti disperati con quel triste ritornello ebber chiusa

Sempre quello, sempre quello

“Non più mai – mai non più”.»


Ma quel Corvo, trasmutò le mie tristi fantasie

nuovamente in un sorriso

Ed allora trascinai proprio accanto a lui e alla porta

e poi al busto una poltrona:

Poi, affondato nel velluto, presi allora a collegare

Fantasia e fantasticare e mi chiesi che volesse

dire mai quell’uccello antico e infausto –

Cosa mai quel tristo, goffo, spaventoso e infausto uccello –

Dir volesse nel gracchiare «Mai non più.»


Ciò, seduto, riflettevo, ma non sillaba volgevo

All’uccello i cui occhi accesi mi bruciavano nel petto;

Questo ed altro ripensavo, con la testa reclinata

Sul velluto del cuscino che la lampada assetata riguardava avidamente,

Ma il velluto del cuscino viola, che la lampada assetata

riguardava avidamente

Lei non premerà mai più!


Poi parve addensarsi l’aria, con profumi ch’esalavano

da invisibile incensiere

Oscillato da alati angeli, i cui passi tintinnando

risonavano sul marmo.

«Infelice», gridai allora. «è il tuo Dio che li ha mandati –

con questi angeli ti invia un sollievo ed un nepente

al ricordo di Leonore!

Su trangugia quel nepente e dimentica Leonore!»

Disse il Corvo, «Mai non più.»


«Oh Profeta!» dissi, «creatura dell’inferno! – ma profeta nondimeno

che sia tu diavolo o uccello! –

Che ti mandi il Tentatore, o tempesta abbia inviato,

Solitario ma indomato in questo deserto incantato –

In codesta mia magione dell’Orrore – dimmi imploro –

Vi è – vi è un balsamo in Gilead? Dimmi, dimmelo, t’imploro!»

Disse il Corvo, «Mai non più.»


«Oh Profeta!» dissi, «creatura dell’inferno! – ma profeta nondimeno

che tu sia diavolo o uccello!

Per quel Ciel che ci sovrasta – per quel Dio che entrambi amiamo –

Di’ a quest’animo gravato dal tormento, se nell’Eden

Sì distante stringerò la cara santa a cui Leonore

nome gli angeli hanno dato –

Stringerò la risplendente giovinetta rara a cui hanno dato

nome gli angeli Leonore?»

Disse il Corvo, «Mai non più.»


«Sia un addio questo tuo dire, uccellaccio di sventure!»

gridai alzandomi all’impiedi –

«Fa’ ritorno alla tempesta ed al lido plutoniano

della Notte!

Non lasciare piuma nera a ricordo del mentire che hai dianzi pronunciato!

Lascia intatto il mio silenzio! Lascia il busto sulla porta!

Togli il becco dal mio cuore e il tuo corpo dalla porta!

Disse il Corvo, «Mai non più.»


Ed il Corvo non s’alzò; sempre posa, sempre posa

Sopra il bianco busto pallido di Minerva sulla porta;

E i suoi occhi hanno l’aspetto di un demonio sognatore

E la luce della lampada che lo inonda getta l’ombra

sua di sopra il pavimento;

La mia anima dall’ombra che per terra aleggia immota

non si alzerà – mai più!


Edgar Allan Poe, 19 Gennaio 1809-7 Ottobre 1849.

Traduzione Francesca Diano, 2006.



mercoledì 17 gennaio 2024

Sintesi di una giornata uggiosa.

“...tutto va per il meglio, nel peggiore dei mondi possibili.

Dino Campana, lettera a Bino Binazzi, 1930.

* * *

In fondo noi italiani amiamo le gogne e i linciaggi, la cosa non si scopre mica oggi con la tragedia della ristoratrice.

Ricordo quando lo squallido giornale del ripugnante Feltri, pubblicò in prima pagina le foto e gli indirizzi privati di indagati, ripeto indagati, per pedofilia, ricordo le monetine tirate a Bettino Craxi, una forma di “linciaggio light”; se vogliamo andare un po' più indietro negli anni, ricordo quel tizio che annunciò, tutto sicuro e contento, che Valpreda era colpevole e poi mi viene in mente il linciaggio di Donato Carretta (chissà se qualcuno, forse un “ultimo giapponese” ricorda ancora chi era costui?).

Quando scrivo che noi italiani siamo carogne come pochi altri popoli non lo faccio per atteggiarmi.

* * *

Sono stato contemporaneo di Bocca e Biagi, ora lo sono di Specchia e Lucarelli (magari Specchia si adonta pure per l'accostamento), è chiaro ed evidente che qualcosa non ha funzionato.

* * *

Anonimo modesto

‹‹Quello è un ottimo scrittore. Oltretutto modestissimo. Non firma mai quello che scrive!››.

‹‹E che cosa scrive?›› ‹‹Lettere anonime››.

Giancarlo Fusco, Abc n.11, anno 9, 17 marzo 1968.

* * *

Mormorio nervoso della pioggia, mentre l'orizzonte scheletrico del mondo ormai è scomparso sommerso dal buio della sera.

martedì 16 gennaio 2024

Jan Palach.

 Una doverosa avvertenza ai fascisti nostrani.

Jan Palach con voi non c'entra nulla, sono cinquantacinque anni che cercate di impossessarvene e parlate di lui a vanvera. Vi capisco, il vostro martirologio è scarso di figure presentabili ma cercate in altri pascoli.



lunedì 15 gennaio 2024

Briciole, cascami, rimanenze di magazzino.

Oggi il popolo dei social discute se la ristoratrice ha falsificato la recensione, si accalora, litiga, spurga odio e stupidità, volano parecchi insulti.

La gente se deve svaga', se no rischia di incominciare a pensare - io non ci credo più, ma... -.

* * *

La butto giù dura.

Se Valentina Cenni e Stefano Bollani cantano Dove vola l'avvoltoio di Calvino Liberovici in preserale su Rai3 significa che la canzone, per vari motivi, è diventata innocua, non certo che la televisione abbia riscoperto una sorta di minimo impegno civile.

* * *

Quello che rattrista è che l'Italia riesce a essere un paese ridicolo anche nelle tragedie.

* * *

È automatico che un popolo ignorante e smemorato rivaluti e santifichi qualsiasi lerciume della sua storia.

* * *

Adolfo Rebuschini, il ragioniere Casoria, Alberto Nardi, La Celestina p.r. e, forse, il marchese Stucchi sono i veri rappresentanti degli italiani.

Quasi quasi ci aggiungerei, per il suo insulso velleitarismo, anche Giuseppe Baiocchi, detto Peppe er Pantera.

Rosa Luxemburg.

 La nostra Rosa.

5 Marzo 1871 - 15 Gennaio 1919.



venerdì 12 gennaio 2024

Poesia 6 - Flavio Malaspina.

Sono nato


Sono nato alla Cagnola

case popolari

dove Milano era come tutte le periferie

una dissodata prateria mobile.

Falsificazioni di case

bocciofile e circoli fumosi.

Mangiavo ghiaccioli al limone con venti lire di gelato alla crema spalmato sul ghiaccio

e mio padre vinceva qualche spicciolo al Totip.

Il cortile era di volta in volta il Maracanã o la Belga Waterloo e noi magici Pelè od eroici Dragoni.

Sono nato laggiù in fondo dove la 91 fermava all’edicola e mio padre mi comprava la “striscia di Tex”.

Là dove il tram numero 12 faceva capolinea e il “manetta” si fumava una sigaretta in pace.

Sono nato vicino alla Bovisa

a pochi passi da Villapizzone

là dove un cavalcavia ti portava a Quarto Oggiaro anche terra di spaccio e malviventi.

Sono cresciuto con i pantaloni corti

inverno ed estate

croste alle ginocchia

pane e salame

“Ce-l’hai”e “sparviero”.

La domenica mezzogiorno pasta e brasato alla sera tortelli in brodo e lesso. 

Le Serie erano gli Sceneggiati e noi tutti di fronte ad un bianco nero spettrale tremavamo alla vista del Fantasma del Louvre.

Sono nato e cresciuto in via Grigna dove le sere d’estate si passavano in cortile grandi e piccoli ad ascoltare le storie di paura raccontate dagli anziani.

D’inverno sui pianerottoli delle scale a giocare a carte 

la posta giornaletti di guerra.

Sono cresciuto vicino a piazza Prealpi dove c’era il Circolo dei “Combattenti” tutto tappezzato di bandiere rosse e foto di eroi partigiani, memorabili partite a carte dei vecchi del posto e frizzantino con le patatine.

Sono cresciuto e d’inverno ho messo l’Eskimo! E i jeans con le toppe sulle ginocchia come la foto di Neal Young  dentro “After the gold rush”. Ho camminato in corteo

corso in corteo

e spesso fuggito in corteo.

Sono cresciuto in un quartiere dove la solidarietà era la normalità e dove nessuno era mai solo

gli orti di fronte alle case erano di tutti e tutti li curavano e ne facevano uso.

Sono nato in un posto dove la “povertà” non era vergogna ma spinta per reagire e andare a farsi la doccia ai bagni pubblici non era sinonimo di “miseria” ma solo un’opportunità.

Sono nato alla Cagnola

case popolari

dove Milano era come tutte le periferie

una dissodata prateria mobile.

Falsificazioni di case

bocciofile e circoli fumosi.

Oggi non è più così ma tutte le volte che ci passo mi sembra ancora di sentire la voce di mia madre che mi chiama per cena.


Flavio Malaspina. 

giovedì 11 gennaio 2024

È ovvio...

La Verità e Libero mi ricordano i gabinetti pubblici di tanti anni fa: schizzi di merda e di piscio dappertutto, scritte sconce fino al soffitto.

* * *


 

I grandi misteri del cosmo.

All'improvviso mi assale una domanda: ...ma uno zingaro comunista ruba i bambini per mangiarli?

Vertigine cosmica!



Questa non è poesia, è roba che ho scritto io.

Rumore di un treno nel silenzio dell'alba. Ho sognato di sdraiarmi in un prato di ellebori bianchi, il vento era teso e gelido. Nel sonno rabbrividivo.



mercoledì 10 gennaio 2024

Poesia 5 - Amalia Guglielminetti.

La solitudine


Siamo soli nel mondo: ciascun vive in mezzo a un deserto.

Nulla per noi è certo fuorché questo vuoto profondo.


E i contigüi casi degli uomini, e i sogni e le cose

son come ombre fumose vanenti su torbidi occasi.


Talvolta amor mezzano avvicina due solitari,

li illude un’ora e ignari e ignoti li avventa lontano.


Ciascun ch’ami il suo orgoglio la sua verità o il suo errore

è un mesto viaggiatore superstite sopra uno scoglio.


S’illude egli alle prime carezze dell’onde e del vento,

ma tosto lo sgomento dello spazio enorme l’opprime.


Né v’ha cosa più triste della non colmabil lacuna,

dell’ombra che s’aduna fosca fra chi esiste e chi esiste.


Amalia Guglielminetti, 1881-1941.



martedì 9 gennaio 2024

Poesia 4 - Jack Kerouac, Haiku.

Jack Kerouac, 1922-1969.


Nessun telegramma oggi

sono cadute solo

altre foglie.


Rincorrendosi

i miei gatti si fermano

quando tuona.


Nebbia davanti al picco

– il sogno

prosegue


Tardo pomeriggio

il mio mocio si asciuga

sopra la roccia


La luna ha avuto

i baffi di un gatto

per un secondo

Traduzioni in italiano di Luca Cenisi

* * *

Trombone jazz,

tende che si muovono,

pioggia di primavera.


Notte perfetta di luna

rovinata

da liti in famiglia.


Campo di baseball vuoto

un pettirosso

a salti per la panchina.


Scende la sera

la ragazza dell’ufficio

scioglie la sua sciarpa.

Traduzione in italiano di Fernanda Pivano.



lunedì 8 gennaio 2024

Poesia 4 - Thomas Merton.

Ama l’inverno quando la pianta tace

O piccole selve, umilmente

Sfiorate la neve con i rami bassi!

O pietre ricoperte

Nascondete la dimora dove tutto cresce!

Segrete

Parole vegetali,

Acqua non scritta,

Zero quotidiano.

Prega indisturbato

Albero ritorto

Inciso nell’acciaio –

Zenith sepolto!

Fuoco, volgiti all’interno

Al tuo debole fortino,

A un solido luogo d’infanzia,

Dimora del nulla.

O pace, benedici questo luogo folle:

Silenzio, ama questo crescere.

O silenzio, zero dorato

Sole che non tramonta

Ama l’inverno quando la pianta tace.


Thomas Merton, 1915-1968.

Da: Che la mia sete diventi sorgente (Ancora, 2015), traduzione it. F. Cosi, A. Repossi.



domenica 7 gennaio 2024

Poesia 3 - Giorgio Caproni.

Congedo del viaggiatore cerimonioso


Amici, credo che sia

meglio per me cominciare

a tirar giù la valigia.

Anche se non so bene l’ora

d’arrivo, e neppure

conosca quali stazioni

precedano la mia,

sicuri segni mi dicono,

da quanto m’è giunto all’orecchio

di questi luoghi, ch’io

vi dovrò presto lasciare.

Vogliatemi perdonare

quel po’ di disturbo che reco.

Con voi sono stato lieto

dalla partenza, e molto

vi sono grato, credetemi,

per l’ottima compagnia.

Ancora vorrei conversare

a lungo con voi. Ma sia. 

Il luogo del trasferimento

lo ignoro. Sento

però che vi dovrò ricordare

spesso, nella nuova sede,

mentre il mio occhio già vede

dal finestrino, oltre il fumo

umido del nebbione

che ci avvolge, rosso

il disco della mia stazione.

Chiedo congedo a voi

senza potervi nascondere,

lieve, una costernazione.

Era così bello parlare

insieme, seduti di fronte:

così bello confondere

i volti (fumare,

scambiandoci le sigarette),

e tutto quel raccontare

di noi (quell’inventare

facile, nel dire agli altri),

fino a poter confessare

quanto, anche messi alle strette,

mai avremmo osato un istante

(per sbaglio) confidare.

(Scusate. E’ una valigia pesante

anche se non contiene gran che:

tanto ch’io mi domando perché

l’ho recata, e quale

aiuto mi potrà dare

poi, quando l’avrò con me.

Ma pur la debbo portare,

non fosse che per seguire l’uso.

Lasciatemi, vi prego, passare. Ecco.

Ora ch’essa è

nel corridoio, mi sento

più sciolto. Vogliate scusare).

Dicevo, ch’era bello stare

insieme. Chiacchierare.

Abbiamo avuto qualche

diverbio, è naturale.

Ci siamo – ed è normale

anche questo - odiati

su più d’un punto, e frenati

soltanto per cortesia.

Ma, cos’importa. Sia

come sia, torno

a dirvi, e di cuore, grazie

per l’ottima compagnia.

Congedo a lei, dottore,

e alla sua faconda dottrina.

Congedo a te ragazzina

smilza, e al tuo lieve afrore

di ricreatorio e di prato

sul volto, la cui tinta

mite è sì lieve spinta.

Congedo, o militare

(o marinaio! In terra

come in cielo ed in mare)

alla pace e alla guerra.

Ed anche a lei, sacerdote,

congedo, che m’ha chiesto s’io

(scherzava!) ho avuto in dote

di credere al vero Dio.

Congedo alla sapienza

e congedo all’amore.

Congedo anche alla religione.

Ormai sono a destinazione.

Ora che più forte sento

stridere il freno, vi lascio

davvero, amici. Addio.

Di questo, son certo: io

son giunto alla disperazione

calma, senza sgomento.

Scendo. Buon proseguimento.


Giorgio Caproni, 7 gennaio 1912-22 gennaio 1990.


sabato 6 gennaio 2024

Poesia 2.

Suicidio a Greenwich Village.


Braccia spalancate

mani schiacciate sugli stipiti della finestra

Lei guarda giù

Pensa a Bartok, Van Gogh

E alle vignette del New Yorker

Cade


La portano via con un Daily News sulla faccia

E un negoziante getta acqua calda sul marciapiede


Gregory Corso, 1930-2001.



Epifania, tutte le feste si porta via (che originalità, ma chi mi scrive i titoli, Moravia?).

Sabato 6 Gennaio 2024.

Epifania, si mettono i Re Magi nel Presepe e la notte scorsa è passata la Befana, strega anziana e benigna che porta i dolcetti ai bambini buoni.

* * *

Ieri mi è capitato di leggere, sempre nella pagina Fb che si occupa dell'analfabetismo dilagante e di disagi mentali, un post in cui si dimostrava che Adriano Celentano non è umano ma, in realtà, un rettiliano.

Dopo una risata e dopo aver commentato questo spiega perché Don Backy fu cacciato dal Clan: lo aveva sgamato mi sono reso conto che tra gli oltre diciassettemila titoli musicali in mio possesso non c'è nemmeno un disco di Celentano. Non lo sopporto, è un monumento all'ipocrisia e ininfluente, se non in negativo, nella storia della canzone italiana, trovo molto più interessante Carlo Buti, l'antico cantante del Ventennio.

* * *

Oggi ho avuto zero (0) “Mi piace” sul profilo Fb e una visita in questo blog; taccio sui commenti, ormai non usano più se non per insultarsi.

Mi chiedo se Internet, la Rete e i social non siano altro che la solitudine amplificata. 

venerdì 5 gennaio 2024

Appunti mattutini.

Molto prima dell'alba.

Esco in giardino con Trudy, la cana nonnina, scende una pioggia fitta e leggera. Penso sia piovuto tutta la notte anche se nel sonno chimico, dai sogni sbiechi, non mi sono accorto di nulla.

Tornato a letto il suono basso dell’organo di Larry Ferrari si miscela al rumore della pioggia lenta. A tratti uno scroscio increspa il finto silenzio.

* * *

Etica della comunicazione (come sempre).

Prima pagina di Libero:

Se fossero loro al potere...

Ecco le risposte che avrebbero dato Conte o Schlein”, firma Daniele Capezzone.

Qualcuno dovrebbe informare questa cloaca di giornale e il pennivendolo, ex segretario del Partito radicale, che in democrazia si va “al governo”, “al potere” ci vanno i dittatori e i golpisti.

Almeno le basi del mestiere!

* * *

Leggo sulla prima pagina de l'Unità (anche sul sito del C.d.S.) che il Governo Netanyahu considera l'ipotesi di deportare, esiliare, i palestinesi nel Congo.

Interessante, se la notizia è vera, molto interessante.

Non ricordo più, l'età gioca brutti scherzi, chi era quel tizio che novanta anni fa pensava di mandare gli ebrei in Madagascar, poi si convinse che era meno complicato sterminarli tutti.

Se non sbaglio anche la Gran Bretagna deporta gli immigrati nel Ruanda, paese africano ricchissimo e pieno di possibilità (soprattutto di morire di fame e disperazione).

Il divertente è che ci stupiamo e scandalizziamo quando questi s'incazzano e incominciano a sparare.

* * *

L'Occidente - che si autodefinisce “Il Mondo libero” -, con la sua sfacciata ipocrisia di fronte a qualsiasi porcata combina, mi ricorda le vergini di Ifigonia in Culide: “Noi siamo le vergini dai candidi manti, siam rotte di dietro, ma sane davanti...”.

Poesia 1.

Vorrei morire

a primavera

sotto i ciliegi in fiore,

nella luna piena

del secondo mese.

Saigyō, 1118 - 1190.

* * *

Cima raggiunta

da solo, mi alzo in piedi

vento d'autunno

Ryokan, 1758-1831.

* * *

Ascolto in questa notte

il letargo invernale.

Pioggia sui monti

Issa, 1763-1828.

* * *

Cascata d'acqua

e persone invecchiate

è questo il tempo

Momoko Kuroda, 1938-2023.



giovedì 4 gennaio 2024

Detti di persone inesistenti.

“Invece di inseguire un'impossibile felicità, forse è meglio prepararsi qualche piacevole ricordo per il futuro”.

Nicola Palumbo.

*

“Sei tu che non sei importante, Gianni. Per nessuno, neppure per te stesso. Lo eri solo per me, perché ero stupida...”

Elide Catenacci.

*

“La nostra generazione ha fatto veramente schifo”.

Gianni Perego.

*

“Siamo davvero pietosi”.

Francesco Tirone.

* * *

Potrei anche continuare ma la cosa avrebbe poco senso, non vi pare?



mercoledì 3 gennaio 2024

Appunti senza titolo.

Si è fatto tardi, ho sprecato un'altra serata, mentre mi preparo per la notte mi rendo conto che è come se fosse successo oggi e non tre anni fa.

Non è cambiato nulla, solo il dolore non è più in superficie, è ricoperto dalla polvere inutile dei giorni insulsi e vuoti, ma ribolle inesauribile nel profondo dell'anima.

Il tempo è fermo, siamo noi a scorrere...

* * *

Raid israeliano a Beirut, che ignoravo fosse dentro la striscia di Gaza o nella Cisgiordania, per eliminare un capo di Hamas.

Un fatto interessante.

Lo Stato di Israele, da Entebbe 4 Luglio 1976 ma forse anche da prima, fa un po' quello che vuole e dove vuole. È "Occidente", nostro alleato e quindi è buono e ha ragione a prescindere, sarebbe interessante capire cosa succederebbe se la Corea del nord o i cattivissimi venezuelani facessero le stesse cose. Sai che Armageddon?

Avvertenza: visto che mi interesso di queste faccende dalla Guerra dei sei giorni (Giugno 1967) e per scelta e convinzione sono stato sempre equivicino ai palestinesi e agli israeliani, se qualcuno mi accusa di essere antisemita o filonazista lo blocco all'istante.

Ora che ci penso, in realtà, verso il governo di Israele e Hamas sono equidistante, li disprezzo entrambi talmente tanto che marco il più possibile la distanza tra me e loro.

Crimini di guerra: l'assassinio di Angela Romano.

Angela Romano aveva appena compiuto otto anni quando, il 3 gennaio 1862, fu fucilata come brigantessa durante la repressione della rivolta di Castellammare del golfo contro la legge che introduceva l'obbligo di leva per i nati in Sicilia. Era niente di più che una bimba, lo si capisce anche dalla foto (ammesso che la bambina nell'immagine, trovata in Rete, sia lei).


“...tra le persone uccise quel giorno vi fu anche Angelina Romano, che secondo quanto riporta l’Archivio storico Militare, fu “fucilata con l’accusa di Brigantaggio”! Forse era parente di qualcuno dei condannati, o semplicemente in loro compagnia. O forse aveva semplicemente assistito agli spari ed aveva cominciato a piangere. E per fare tacere il suo pianto venne messa al muro e giustiziata accanto agli altri. Cosa abbia portato a considerare una bambina di 8 anni fiancheggiatrice dei briganti non potremo mai saperlo”.

Igor Gelarda, Palermotoday on line.

martedì 2 gennaio 2024

Appunti senza importanza.

Etica della comunicazione.

Un classico del due Gennaio:

MILANO-BAGHDAD A CAPODANNO ESPLODE LA FURIA DEGLI IMMIGRATI, firma Daniele Capezzone. Libero.


Fanno a pezzi Gesù Bambino”, firma Biloslavo. Il Giornale.


STERMINIO DI BIMBI

Aborto e Hamas sono da sconfiggere assieme, firma Silvana De Mari, che non ha ancora smaltito lo spumante del veglione di Capodanno.

*

Libero raschia il fondo del barile e, in mezzo alla bratta, riscopre Marinetti.

*

Le feste di Natale si avviano alla fine, giusto un ripassino per i nostri difensori della tradizione.

Voi difendete questo, capre!!!

lunedì 1 gennaio 2024

Prime bagatelle del 2024.


Lunedì Primo Gennaio 2024, 8 e 23.

Una pagina Fb invita a scrivere, vista l'emergenza Israele Gaza, poesia contro la guerra.

La poesia non può salvarci dalla nostra stupidità, se abbiamo scelto di essere ferini rimarremo ferini.

Credere che la bellezza abbia possibilità di cambiare la vita e le cose, caricare di valenze rivoluzionare la poesia o, come un tempo, la musica, è un atteggiamento superficiale, è autoconsolatorio, un modo per sentirci assolti.

...e poi, non è così semplice scrivere poesia, di certo non fai poesia andando a capo a tuo estro o eliminando la punteggiatura.


12 e 38

Le lenticchie le ho mangiate, si dice che portino soldi. È un vero peccato, per quello che voglio e di cui ho bisogno non serve denaro, non si può proprio comprare, quando ce l'hai, se te ne rendi conto, lo tieni stretto e speri di non perderlo.


12 e 52

Un'amica trans, nel suo primo post Fb del 2024, ha informato i suoi contatti che prima di essere trans era gay. Volevo risponderle sono un etero casto da venti e più anni ma ho soprasseduto (è una confessione troppo intima).


21 e 27

Va bene, da due ore ho sessantasette anni. Un’età già abbastanza avanzata in cui si chiudono i conti e difficilmente si ha la voglia e l’energia per progetti a lungo termine. Il termine non può essere lontano, non c’è verso.