mercoledì 9 ottobre 2019

Albert Caraco, C. S. Lewis e Shunryu Suzuki


Ho riletto Albert Caraco.
È stata una lettura occasionale dovuta a contingenze particolari, bloccato a casa e nell’impossibilità di uscire per una minima passeggiata di salute, ho salvato la mattinata con Post mortem.
Ricordo, lessi il libricino a cavallo tra Primavera ed Estate del 1989 – anno cruciale e urticante per vari motivi pubblici, che tutti devono rammentare, e per motivi privati, che voglio rammemorare il meno possibile -, negli stessi giorni lessi Diario di un dolore di C. S. Lewis; cercavo consolazione dal lutto e non sapevo che era impossibile.
Mi avvedo ora che entrambi i diari – postumo e in corso d’opera – sono editi da Adelphi, all’epoca, semianalfabeta provincialotto ancora influenzabile, subivo il fascino della casa editrice di Calasso e del glamour umbratile dei tomi che pubblicava.
Oddio, sia come sia, mentre indulgevo in queste letture girava tra le mie mani anche Mente zen, mente di principiante di Shunryu Suzuki – il Suzuki meno famoso, quello che se la tirava meno ed era più comprensibile -.

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