Il Parco Casale è sempre stato il territorio di giovani coppie in cerca delle
prime intimità umide.
Ero seduto su una
panchina di quelle non nascoste, quelle con la vista sul golfo, leggevo Rimbaud
tutto compreso, più che leggere poesia mi dava piacere essere visto mentre
leggevo poesia (situazione molto morettiana). Forse m’atteggiavo a giovane
Werther.
Comunque ero lì, vicino a
me c’era una coppietta che discuteva. Lui, sfoggiava una ghigna cattiva da
paura, era più grande di lei, era un tossico che spacciava o, se vi piace di
più, uno spacciatore tossico. Lei una sciocchina di quattordici, forse quindici
anni, di quelle che credono di aver capito tutto e, come tutti, non hanno
capito ancora nulla e non capiranno mai nulla della vita. Lui parlava con la
sicurezza del vero macho, le diceva: tu non devi stare a sentire quello che dice
tua madre, tu devi credere solo a me e fare quello che ti dico io.
Interrotto, nel mio
quieto decadere, da questo vociare, ascoltavo e pensavo: sì, fai quello che
ti dice lui, che poi vedi come ti rivolta come un calzino.
Era l’anno dei mondiali
in Italia, eravamo a fine Primavera.
La ragazza, innamorata inconsapevole e tenerella, fu trovata morta a metà Autunno nel sottopassaggio della stazione, della sua bellezza adolescenziale restava poco. Il suo viso lasciava intuire tanta stanchezza di vivere.
La ragazza, innamorata inconsapevole e tenerella, fu trovata morta a metà Autunno nel sottopassaggio della stazione, della sua bellezza adolescenziale restava poco. Il suo viso lasciava intuire tanta stanchezza di vivere.
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