giovedì 10 ottobre 2019

Una storia vecchia.

Una storia vecchia, roba di tanti anni fa.
Il Parco Casale è sempre stato il territorio di giovani coppie in cerca delle prime intimità umide.
Ero seduto su una panchina di quelle non nascoste, quelle con la vista sul golfo, leggevo Rimbaud tutto compreso, più che leggere poesia mi dava piacere essere visto mentre leggevo poesia (situazione molto morettiana). Forse m’atteggiavo a giovane Werther.
Comunque ero lì, vicino a me c’era una coppietta che discuteva. Lui, sfoggiava una ghigna cattiva da paura, era più grande di lei, era un tossico che spacciava o, se vi piace di più, uno spacciatore tossico. Lei una sciocchina di quattordici, forse quindici anni, di quelle che credono di aver capito tutto e, come tutti, non hanno capito ancora nulla e non capiranno mai nulla della vita. Lui parlava con la sicurezza del vero macho, le diceva: tu non devi stare a sentire quello che dice tua madre, tu devi credere solo a me e fare quello che ti dico io.
Interrotto, nel mio quieto decadere, da questo vociare, ascoltavo e pensavo: sì, fai quello che ti dice lui, che poi vedi come ti rivolta come un calzino.
Era l’anno dei mondiali in Italia, eravamo a fine Primavera.
La ragazza, innamorata inconsapevole e tenerella, fu trovata morta a metà Autunno nel sottopassaggio della stazione, della sua bellezza adolescenziale restava poco. Il suo viso lasciava intuire tanta stanchezza di vivere.

Nessun commento:

Posta un commento