domenica 6 ottobre 2019

Ho ritrovato la mia collezione della rivista Poesia, la compravo e leggevo al capo tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.
Che miniera di materiali preziosi e inestimabili; inestimabili perché inutili, privi di una immediata ricaduta materiale. La pila dei fascicoli era in fondo a una colonna di riviste varie, le sue misure simili ai rotocalco-tabloid, tipo L’Espresso o Panorama, la hanno condannata a far da base ad altre rivistine più minute ed effimere; dovrei ripulirla dalle ingiurie del tempo e dalla critica della polvere, per ora mi sono immerso nella lettura del primo numero che mi è capitato sottomano – una passata con la mano sulla copertina, che riportava la foto di Edna St. Vincent Millay e via… -.
Ricordo che, novello giovane Werther, leggevo Poesia durante le mie ultime vacanze trascorse alla spiaggia di Trelo, fiorivano amori estivi, carnali e perituri, comme il faut, mentre io ero perso nel rimorso e nel rimpianto per O*** e per l’amore che non era stato.
Poi arrivava l’Autunno.




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