Ho ritrovato
la mia collezione della rivista Poesia, la compravo e leggevo al capo tra gli anni Ottanta e
Novanta del secolo scorso.
Che miniera di materiali preziosi e inestimabili;
inestimabili perché inutili, privi di una immediata ricaduta materiale. La pila
dei fascicoli era in fondo a una colonna di riviste varie, le sue misure simili
ai rotocalco-tabloid, tipo L’Espresso o Panorama, la hanno condannata a far da
base ad altre rivistine più minute ed effimere; dovrei ripulirla dalle
ingiurie del tempo e dalla critica della polvere, per ora mi sono immerso nella
lettura del primo numero che mi è capitato sottomano – una passata con la
mano sulla copertina, che riportava la foto di Edna St. Vincent Millay e via…
-.
Ricordo che, novello giovane Werther, leggevo Poesia durante le mie
ultime vacanze trascorse alla spiaggia di Trelo, fiorivano amori
estivi, carnali e perituri, comme il faut, mentre io ero perso nel rimorso e nel
rimpianto per O*** e per l’amore che non era stato.
Poi arrivava l’Autunno.

Nessun commento:
Posta un commento