giovedì 30 luglio 2020

Neologismi o slang.

Confesso. Non ho mai visto Arancia meccanica. Quando uscì, credo fosse il 1972, ero piccino e lo persi. Una decina di anni dopo, anni Ottanta ancora bambini e non dispiegati in tutto il loro vuoto squallore, mi capitò di incrociare la pellicola di Kubrick in un cineclub in disarmo, la copia era disastrata e non invogliava alla visione concentrata, mancavano dei pezzi (censura o usura del tempo? mah!) e non riuscivo a seguire la storia. Ora, in età matura, è tutto raggiungibile e a disposizione, potrei finalmente guardare il film ma che senso avrebbe? È troppo tardi, credo.

Ho un brutto rapporto con Stanley Kubrick, mi piacciono le sue opere più neglette, so di rischiare le ire dei suoi fan più devoti. Anni fa ebbi uno scontro con un suo adorante, quando seppe che non amavo l’oggetto della sua adorazione non mi picchiò soltanto perché era un vegano tanto buonino. Mi offrì un biscotto di cioccolato senza latte o burro, era una sua ricetta personale, pessima.

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Temo si stia diffondendo il neologismo "blessato", dal verbo "blessare". Dire benedetto o fortunato fa schifo? Vuoi mettere il glamour che dà una parola finto-esotica?

Spero sia solo uno slang giovanile, quindi destinato all'obsolescenza dopo il declino della generazione giovane che lo ha adottato.

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Se, come usa dire, in Italia un pezzo di carta non lo si rifiuta a nessuno come mai tra gli italiani solo il venti per cento è laureato?

Talmente pigri che nemmeno gratis?

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