lunedì 5 settembre 2022

Nella Nobili. Da La jeune fille à l'usine.

La fabbrica

sui muri della fabbrica LIBERTÀ

io non scrivo il tuo nome.


Così andammo

Mia madre e io fino alle porte dell'officina

- Va' - mi disse lei. Io corsi

Incontro a quel mondo sconosciuto

Corsi perché mia Madre

Mi disse di andarci come alla guerra

E mio Padre non ebbe nemmeno bisogno

Di dirmelo perché io volevo

Fare bene come lui. Mia Madre

E mio Padre finalmente uniti

Per mandarmi alla guerra.


All'ingresso della fabbrica volevo tornare

Indietro. Troppo tardi.

Era già

Troppo tardi. Dalle otto a mezzogiorno

Corri corri lancetta lunga segna l'ora

Una e un'altra e un'altra ancora

Quando sfiorerai l'undicesima

Poi verrà mezzogiorno


Qui il mondo è duro e crudele

E poi fa così caldo

Respiriamo fuoco

(Il vetro deve entrare in fusione)

- Più in fretta apprendiste qui intorno non dormite -

Ecco le schegge di vetro

Che perforano la pelle pare

Che fra tre mesi non le sentiremo

Più perché ci avremo fatto come dire

L'abitudine


Fra mezzogiorno e le due

Io ero laragazzachepiange


Fra mezzogiorno e le due

La ragazza ingoia il cibo

Che ha sapore di casa e la rassicura

Fra mezzogiorno e le due

Lei tira fuori un libro come a scuola

E si nasconde per leggerlo, per non mostrare i titoli

E non turbare le altre

Legge qualche pagina e sogna

Fra mezzogiorno e le due

Aggrappa i suoi pensieri a quei sogni

Per il resto del giorno


La fiamma rossa o blu sole incandescente

È composta di gas e ossigeno

Che ravviva la fiamma partendo da un tubo di rame

Collegato al gas della città

Mentre l'ossigeno che soffia il gas

Viene da una bottiglia d'acciaio

Nella quale l'aria è fortemente compressa

A 240 atmosfere, credo. Ma il rischio

Di esplosione è minimo

La si può lasciare accanto alle ragazze

Il rischio è minimo


E se la paura che è il frutto di un'immaginazione

Troppo fertile mi fa guardare

La bottiglia ad aria compressa più spesso

Del vetro iridato che devo manipolare

E se la paura e se la paura

E se la mia testa esplode nel fuoco e se il mio corpo

Brucia e se la mia adolescenza resta qui dentro questo fuoco

Che esplode nella mia testa e se la mia paura

(L'uscita non è lontana. L'importante

È non perderla di vista nemmeno per un istante)


Mio zio è morto in una fabbrica di polvere da sparo

È andato in mille pezzi

Quando la polveriera è saltata

Non l'hanno mai ritrovato.

Le sirene le ambulanze

Nel pomeriggio torrido l'odore della polvere da sparo

Il colore del sangue

Mi ricordo ero una bambina

Mi ricordo. Mio zio, lui

Non aveva un briciolo d'immaginazione era addirittura

Un sempliciotto. Dubito fortemente

Che abbia pensato all'uscita.

Uscita dalla fabbrica uscita dalla vita

Lui se n'è andato senza lasciare un corpo.


Stamane

Trentotto gradi all'ombra in città

Ecco l'estate nella sua gloria idiota

E quel sole piantato lì in mezzo al cielo

Ci promette un'altra giornata infernale.


Chiedo a mia Madre

Delle camicie per cambiarmi

Tre quattro otto, una ogni ora

E ancora non basta

A tamponare il nostro sudore

A cancellare il nostro dolore

Non basta. Per un po' di fresco

È la pelle che dovremmo strappare

Nell'inferno dell'officina.


Quaranta bocche di rame sputano fuoco

E ci hanno piazzate faccia a faccia

Venti da una parte venti dall'altra

Per farci sentire più caldo

(O per guadagnare spazio).


In ogni officina c'è una croce

Dalla quale pende un Cristo magro e scolorito

Che attira le mosche e le nostre sonore bestemmie

Quando il vetro si scheggia e ci penetra la carne

Quando l'ustione del fuoco ci investe

In un momento di distrazione

Quando fa troppo caldo e sudiamo sangue e acqua

Quando ne abbiamo abbastanza

Del padrone del caporeparto di noi stesse

Di Cristo e della Santissima Trinità

E della cattolicissima direzione

E della fabbrica dove perdiamo giovinezza e vita.


Apriti porta: sono le sei!

Liberate i bambini che piangono

Spalancate porte e finestre

Liberate tutti i reclusi

Liberate liberate che la gioia

Irrompa qui oggi. Domani

è troppo lontano.


La fabbrica è un muro

È una prigione la fabbrica

È un inferno la fabbrica

Una punizione

Quando ci entri a quattordici anni.


Oggi una novità

È entrata in officina. Che importa

Se presto rimpiangeremo

Amaramente questi istanti di eccitazione

Oggi c'è una novità

Tra-la-la

Bailamme subbuglio viavai

Qualcosa si muove


Si interrompe il lavoro monotono

Ci si ferma si spiega e si ricomincia

- Attenzione, è l'ora. A partire

Da adesso avrete la norma

Da rispettare. Sarete in competizione

Non vedrete le ore passare

Vedrete vedrete, non scamperete.

E poi, più lavorerete

Più guadagnerete. - Questo è tutto

Nessuna scelta.


Abbiamo lavorato più di prima

Ed era vero, ce lo avevano giurato,

Per una volta era vero:

Non vedevamo più le ore passare,

Quel maledetto pendolo

Avanza a velocità folle

Non c'è più tempo di sognare. Gira la canna di vetro

Nella mano sinistra attiva la fiamma del gas

Tira la punta ancora rossa bruciati le dita

Soffia tira gira posa

Coordina i tuoi gesti non respirare

Se non al ritmo del pezzo che si stira.


Si è lavorato d'inverno si è lavorato

D'estate e più si è lavorato

Meno si è guadagnato. Non c'era via

D'uscita la partita era persa

in partenza. I dadi erano truccati

Da qualche parte li avevano falsati

Perché ci fosse sempre lo stesso

Vincente e dunque anche

Lo stesso perdente.


Traduzione dal francese di Ximena Rodríguez Bradford.




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