La fabbrica
sui muri della fabbrica LIBERTÀ
io non scrivo il tuo nome.
Così andammo
Mia madre e io fino alle porte dell'officina
- Va' - mi disse lei. Io corsi
Incontro a quel mondo sconosciuto
Corsi perché mia Madre
Mi disse di andarci come alla guerra
E mio Padre non ebbe nemmeno bisogno
Di dirmelo perché io volevo
Fare bene come lui. Mia Madre
E mio Padre finalmente uniti
Per mandarmi alla guerra.
All'ingresso della fabbrica volevo tornare
Indietro. Troppo tardi.
Era già
Troppo tardi. Dalle otto a mezzogiorno
Corri corri lancetta lunga segna l'ora
Una e un'altra e un'altra ancora
Quando sfiorerai l'undicesima
Poi verrà mezzogiorno
Qui il mondo è duro e crudele
E poi fa così caldo
Respiriamo fuoco
(Il vetro deve entrare in fusione)
- Più in fretta apprendiste qui intorno non dormite -
Ecco le schegge di vetro
Che perforano la pelle pare
Che fra tre mesi non le sentiremo
Più perché ci avremo fatto come dire
L'abitudine
Fra mezzogiorno e le due
Io ero laragazzachepiange
Fra mezzogiorno e le due
La ragazza ingoia il cibo
Che ha sapore di casa e la rassicura
Fra mezzogiorno e le due
Lei tira fuori un libro come a scuola
E si nasconde per leggerlo, per non mostrare i titoli
E non turbare le altre
Legge qualche pagina e sogna
Fra mezzogiorno e le due
Aggrappa i suoi pensieri a quei sogni
Per il resto del giorno
La fiamma rossa o blu sole incandescente
È composta di gas e ossigeno
Che ravviva la fiamma partendo da un tubo di rame
Collegato al gas della città
Mentre l'ossigeno che soffia il gas
Viene da una bottiglia d'acciaio
Nella quale l'aria è fortemente compressa
A 240 atmosfere, credo. Ma il rischio
Di esplosione è minimo
La si può lasciare accanto alle ragazze
Il rischio è minimo
E se la paura che è il frutto di un'immaginazione
Troppo fertile mi fa guardare
La bottiglia ad aria compressa più spesso
Del vetro iridato che devo manipolare
E se la paura e se la paura
E se la mia testa esplode nel fuoco e se il mio corpo
Brucia e se la mia adolescenza resta qui dentro questo fuoco
Che esplode nella mia testa e se la mia paura
(L'uscita non è lontana. L'importante
È non perderla di vista nemmeno per un istante)
Mio zio è morto in una fabbrica di polvere da sparo
È andato in mille pezzi
Quando la polveriera è saltata
Non l'hanno mai ritrovato.
Le sirene le ambulanze
Nel pomeriggio torrido l'odore della polvere da sparo
Il colore del sangue
Mi ricordo ero una bambina
Mi ricordo. Mio zio, lui
Non aveva un briciolo d'immaginazione era addirittura
Un sempliciotto. Dubito fortemente
Che abbia pensato all'uscita.
Uscita dalla fabbrica uscita dalla vita
Lui se n'è andato senza lasciare un corpo.
Stamane
Trentotto gradi all'ombra in città
Ecco l'estate nella sua gloria idiota
E quel sole piantato lì in mezzo al cielo
Ci promette un'altra giornata infernale.
Chiedo a mia Madre
Delle camicie per cambiarmi
Tre quattro otto, una ogni ora
E ancora non basta
A tamponare il nostro sudore
A cancellare il nostro dolore
Non basta. Per un po' di fresco
È la pelle che dovremmo strappare
Nell'inferno dell'officina.
Quaranta bocche di rame sputano fuoco
E ci hanno piazzate faccia a faccia
Venti da una parte venti dall'altra
Per farci sentire più caldo
(O per guadagnare spazio).
In ogni officina c'è una croce
Dalla quale pende un Cristo magro e scolorito
Che attira le mosche e le nostre sonore bestemmie
Quando il vetro si scheggia e ci penetra la carne
Quando l'ustione del fuoco ci investe
In un momento di distrazione
Quando fa troppo caldo e sudiamo sangue e acqua
Quando ne abbiamo abbastanza
Del padrone del caporeparto di noi stesse
Di Cristo e della Santissima Trinità
E della cattolicissima direzione
E della fabbrica dove perdiamo giovinezza e vita.
Apriti porta: sono le sei!
Liberate i bambini che piangono
Spalancate porte e finestre
Liberate tutti i reclusi
Liberate liberate che la gioia
Irrompa qui oggi. Domani
è troppo lontano.
La fabbrica è un muro
È una prigione la fabbrica
È un inferno la fabbrica
Una punizione
Quando ci entri a quattordici anni.
Oggi una novità
È entrata in officina. Che importa
Se presto rimpiangeremo
Amaramente questi istanti di eccitazione
Oggi c'è una novità
Tra-la-la
Bailamme subbuglio viavai
Qualcosa si muove
Si interrompe il lavoro monotono
Ci si ferma si spiega e si ricomincia
- Attenzione, è l'ora. A partire
Da adesso avrete la norma
Da rispettare. Sarete in competizione
Non vedrete le ore passare
Vedrete vedrete, non scamperete.
E poi, più lavorerete
Più guadagnerete. - Questo è tutto
Nessuna scelta.
Abbiamo lavorato più di prima
Ed era vero, ce lo avevano giurato,
Per una volta era vero:
Non vedevamo più le ore passare,
Quel maledetto pendolo
Avanza a velocità folle
Non c'è più tempo di sognare. Gira la canna di vetro
Nella mano sinistra attiva la fiamma del gas
Tira la punta ancora rossa bruciati le dita
Soffia tira gira posa
Coordina i tuoi gesti non respirare
Se non al ritmo del pezzo che si stira.
Si è lavorato d'inverno si è lavorato
D'estate e più si è lavorato
Meno si è guadagnato. Non c'era via
D'uscita la partita era persa
in partenza. I dadi erano truccati
Da qualche parte li avevano falsati
Perché ci fosse sempre lo stesso
Vincente e dunque anche
Lo stesso perdente.
Traduzione dal francese di Ximena Rodríguez Bradford.

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