Testimoni di pace in Israele-Palestina.
In questi giorni in cui l'odio e l'inimicizia tra i popoli di Israele e Palestina rafforzano i propri arsenali, vale la pena raccontare alcuni esempi di dialogo, incontro ed empatia. Non tutti sanno, ad esempio, che dal 1995 opera in quella terra un'associazione denominata "Parents circle" che raccoglie a tutt'oggi 600 aderenti tra i genitori dell'una e dell'altra parte in conflitto, che hanno perso un figlio o una figlia nel conflitto. A fondare questa esperienza di "bereaved families", "famiglie in lutto", Yitzhak Frankenthal, ebreo ortodosso di Tel Aviv, padre di un ragazzo ucciso da Hamas. Ha pensato che raccogliere insieme il dolore intimo di tante madri e padri, potesse aiutare a sopportarlo meglio. E subito dopo ha compreso che il dolore non ha colore e che anche dall'altra parte c'erano mamme e papà che piangevano i loro figli. Il cerchio si è allargato e, nonostante le fatiche e le difficoltà di questi giorni, gli aderenti continuano a incontrarsi sia pure su una piattaforma internet. Si incontrano anche ora che una delle aderenti all'associazione è risultata presa in ostaggio da Hamas nel kibbutz di Be'eri dove viveva. Il superamento dell'odio tramite la via più dolorosa fa tanta paura ai signori della guerra tanto che l'attuale governo israeliano ha sospeso le attività del Parents circle nelle scuole e nei Summer camp. Ma questi genitori che hanno il coraggio dell'incontro e del dialogo continuano a camminare insieme.
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Chiodo scaccia chiodo, si diceva.
Oggi siamo all'orrore scaccia orrore. L'immagine tremenda del terrorista che atterra in parapendio e taglia le gole, è scacciata dagli effetti del bombardamento sull'ospedale; la sirena che risuona su Tel Aviv, è scacciata dai missili su Gaza. Siamo arrivati all'oscenità macabra della solidarietà misurata in numero di morti, come se un cadavere contasse meno di dieci cadaveri. Come se 1400 vittime identificate avessero più dignità di 6000 vittime anonime.
L'unica conta dei morti possibile è la somma per denunciare quante vite spezzate ha prodotto il mostro della guerra.
30+2360+28, sono 3018 i bambini morti nei primi 18 giorni di guerra dall'attacco del 7 ottobre, in Israele, Gaza, Cisgiorndania.
Tremiladiciotto nel momento in cui scrivo, certamente di più nel momento in cui leggete.
Quei bambini non hanno bandiere, solo un sudario bianco.
La guerra è questo: che sia guerra santa per la jihad, o guerra per l'esistenza milchamà, guerra di difesa o guerra di attacco, vendetta o rappresaglia. La guerra fa schifo e porta solo altra guerra.
La catena omicida e suicida va fermata.
Benedetto quel bambino che risponderà con l'amore all'odio, che non ucciderà, che ci permetterà di iniziare la conta dei vivi.
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