lunedì 2 ottobre 2023

L'anno in cui non ho fatto niente.

Il 2023 passerà alla storia come l'anno in cui non ho fatto niente.


Passeggiata domenicale di un misantropo depresso.

Esco verso le undici, destinazione La Riviera per il consueto orzo macchiato caldo. Sono pieno a tappo di antidepressivi, non mi attenuano la depressione ma annullano i freni e mi inducono una blanda logorrea.

Taglio per il Parco delle Marconi, non si chiama così, è dedicato a un antico giornalista sportivo morto nel 1958, ma tutti lo chiamiamo "delle Marconi" per via della scuola lì vicina.

Un giocatore di basket tira un bestemmione perché la palla gli è uscita verso la strada, gli rispondo "e sempre sia lodato, fratello". Lui, dall'alto della sua stazza fisica e della sua stupidità giovanile, ripete la bestemmia e io: "amen, fratello". Mi guarda negli occhi, forse pensa di intimidirmi, lo fisso anche io. Il mio sguardo probabilmente somiglia a quello di un drogato cocainomane e serial killer, tendenza Hannibal Lecter. Raccoglie la sua palla e se ne va, deve essersi spaventato o forse gli ho fatto pena.

Scendo verso il centro. Dietro di me una giovane donna - diciotto, forse venti anni -, cammina e parla al telefono: "...poi ieri non sono uscita di casa". Io, di rimando, "male!"...

Al tavolino della pasticceria, mentre bevo l'orzo, sfoglio il Decimonono e scopro che un fesso, "sposato" bene, ha definito transumanza l'emigrazione dall'Africa.

...poi mi dicono non essere sempre così depresso!


Il nuovo Libero a trazione Sechi-Capezzone è diventato greve e non fa più ridere. Costringe a rimpiangere l'antichissimo Candido di Pisanò.


Vi ricordate? Quattro anni fa il popolo dei social era in subbuglio per i tortellini ripieni di pollo e non di carne di maiale, volavano insulti mica da ridere. Pare che mangiandoli o lasciando che i musulmani li mangiassero, si disperdesse l'identità italica.

Io, al solito, mi sentivo un reietto. Sono vegetariano e mangio solo pansoti con la salsa di noci.


In un momento di ozio giro per l'Hd esterno n°2, quello dedicato alla musica, e scopro che possiedo cinque edizioni differenti del Requiem di Verdi. La più antica registrazione è del 1939 ed è diretta da Tullio Serafin, la più recente è del 2011, un concerto estivo dei BBC Proms, ed è diretta da Semyon Bychkov.

Quello di Verdi è il Requiem che mi piace di meno - troppo teatrale! -, infatti ora ascolto quello, così arcaico e affascinante, di Ildebrando Pizzetti.


Capanna, Casarini, Abbate, l'Unità raschia il fondo del barile.


Qualche giorno fa, verso le diciassette, durante la mia uscita per il caffè pomeridiano, ho visto esposta la prima zucca di Halloween.

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