Ascolto una raccolta di Garage beat italiano degli anni Sessanta - di solito non uso etichette musicali così complicate ma il caldo e il quarto vaccino fiaccano la mia probità -, tra tanta noia, a un certo punto parte un riff di organo conosciuto, ascoltato e riascoltato molto negli ultimi cinquanta anni, il fantasma di Ray Manzarek mi sorride bonario.
È la cover di Light my fire!
Il gruppo si faceva chiamare Gli innominati, magari per far sapere che frequentavano il Classico ed erano di buona famiglia. L'esecuzione è discreta ma il testo in italiano rischia di indurre un infarto fulminante all'incauto musicofilo anziano o, come minimo, di trasformarlo nel fratello incazzato di Linda Blair. Già il titolo è tradotto con un improbabile Prendi un fiammifero, poi il testo dà il colpo di grazia.
Tra noi il fuoco è spento ormai
di questo amore prima o poi
non resterà nient’altro per noi
che cenere e niente di più
Prendi un fiammifero e poi
dai ancora fuoco all’amor
fa che bruci ancora, per te
Succede e non si sa perché
che cerchi altrove ciò che hai
che hai già lì vicino a te
succede ed è successo a noi
Prendi un fiammifero e poi
dai ancora fuoco all’amor
fa che bruci ancora per te
Un po’ di buona volontà
indifferenza passerà
che senso c’è a sciupare così
il tempo che l’amore ci da'
Prendi un fiammifero e poi
dai ancora fuoco all’amor
fa che bruci ancora per te
Dammi fuoco e brucerò
dammi amore e t’amerò
io aspetto sempre che tu
tu mi ami un poco di più
Dammi fuoco e brucerò
dammi amore e t’amerò
io aspetto sempre che tu
tu mi ami un poco di più
FINALINO
Le domande che non avranno mai risposta, i grandi misteri del cosmo.
Perché le canzoni d'amore italiane degli anni Sessanta erano sempre d'amore tormentato o finito?

Nessun commento:
Posta un commento