Ascolto il terzo atto de La donna senz’ombra di Richard Strauss, che già ascoltai distrattamente ieri – l’imperativo categorico, che guida e devasta la mia vita, mi obbliga a riascoltare tutto l’atto -. Opera di inizio Novecento o, come dicono i melomani cinti di lauro, del Novecento storico. La mia abissale imperizia nelle lingue straniere non mi fa capire nulla della trama, dovrei cercare una sinossi ma non credo che lo farò.
Musica interessante ma qual è l’età in cui si esauriscono la capacità e la voglia, di ascoltare, cercare e assaporare la musica? Quando si passa all’ascolto per abitudine e dovere? Ascolto sterile e inutile, che non scava l’anima e non rimane.
Richard Strauss, rischiò di essere fucilato come filonazista, nell’immediato dopoguerra, dai soldati americani. In realtà credo fosse soltanto uno attento al quieto vivere, un tranquillo ignavo. Credo che l’atteggiamento verso il nazismo fosse questo ma non metterei la mano destra sul fuoco a garanzia di quel che ho appena detto. Comunque, sia come sia, fu salvato dal nipote, che probabilmente strepitò, e da un ufficiale americano melomane, che lo riconobbe.
*
Secondo tentativo di ascolto del nuovo cd dei miei cuginetti, entrambi ormai over 30. Quasi due settimane per trovare il disco e scaricarlo, manco fosse un rarissimo bootleg di Brian Eno in edizione numerata.
I due ragazzotti fanno Metal, non saprei dire quale sottogenere, chi se ne intende più di me parla di "Epic" e di "Goth", comunque una musica che, alle mie orecchie smagate, suona abbastanza infantile.
Anni fa, per sgrossarli un po', avevo consigliato qualche ascolto di Progressive anni '70 ma pare che, dopo le prime note, abbiano vomitato una materia verde non identificata.
Naturalmente, per risolvere i problemi gastronomici, i due musicisti dalla finta faccia cattiva, lavorano come grafici per un'agenzia pubblicitaria.
Ascolto pieno di buone intenzione ma avverto un blando senso di noia. C'è del bello e c'è del nuovo ma quello che è bello non è nuovo e quello che è nuovo non è bello.
Dimenticavo. La copertina è francamente imbarazzante, non per il culo femminile in bella vista, proprio per la banalità dell'insieme.
**
Ascolto un noioso disco di Sally Oldfield, sorellina meno famosa di Mike; è un poema sinfonico progressive di scuola inglese, nulla da segnalare.
Invecchio e divento sempre più iconoclasta verso la musica della mia giovinezza, non so se è affettazione o reale evoluzione del gusto.
Se non avessi fatto quello che ho fatto durante la giovinezza, non avessi ascoltato la musica che ho ascoltato, letto i libri che ho letto, ora cosa sarei? Mi piacerei di più?
Certo, ora sono nel gruppo degli sconfitti, quelli proprio irredimibili ma che fa? Non so se ne valeva la pena, non so se c’era una via alternativa da seguire. E allora? Allora nulla, quel che è fatto è fatto. Punto.
...ora ascolto un disco, ancor più antico, di Annette Peacock e Paul Bley – jazz sperimentale? -, un sintetizzatore analogico espone il tema con suoni molto datati. Discogs, la Bibbia dei collezionisti di vinile, definisce il disco “Electronic, Jazz, Free Jazz, Space-age”, informa che alle percussioni compare Han Bennink e data la registrazione, dal vivo, al 1970.
***
Il mollichismo mi sprofonda negli abissi della desolazione, è una cosa veramente incresciosa.
Ah! I bei tempi quando un critico musicale definì "merda" l'ultimo disco di Gato Barbieri.
****
In a gadda da vida lo ascoltai per la prima volta nell'Estate '71, come un sacco di altra musica buona. Era un'epoca felice, la creatività pulsava forte.
Certo, dopo la dissacrazione dei Simpson è difficile rimanere concentrati e non sorridere.
*****
Ricordo che lessi per la prima volta di Albert Ayler su Muzak, una rivistina musicale, velleitaria ed effimera, degli anni Settanta, l'articolo parlava del suo cadavere rinvenuto nell'East River di New York - suicidio? forse, chissà?
Ayler era un musicista poco incasellabile, miscelava tante cose insieme.
******
Ieri, nel primo pomeriggio, ascoltavo Musica per cervelli, il disco del gruppo Psychoanalisi scaricabile gratis da Punk4free. Musica abbastanza datata, il solito Punk grezzo e tirato a palla, d'altra parte il destino di tutti i linguaggi che si trasformano in genere è la cristallizzazione. I ragazzotti musicisti cantano le loro canzoni in italiano e questo, rendendo il tutto comprensibile, aumenta l’imbarazzo dell’ascolto.
Mentre scrivo di Punk italiano ascolto Wildflowers, un disco che testimonia la riunione di quaranta anni fa di un gran numero di jazzisti post Free jazz. Il risultato è meno torrido di quanto ci si potrebbe aspettare, tutto scorre in maniera tranquilla e punto urticante. Lessi di questa operazione culturale giusto all'epoca, la rivista che documentava la cosa era, se non ricordo male, Gong. Ricordo l’aneddoto saporito di un musicista avvezzo all'autosgambetto irridente con cui nessuno accettava di suonare, alla fine, dopo trattative varie, ebbe la sua jam a patto che si limitasse a far musica evitando sketch inutili. Credo che il nome del tizio fosse Maarten Van Regteren Altena, credo o meglio suppongo ma non garantisco. La memoria è un po' logora.
*******
In gioventù ho molto amato Tosca di Puccini. Un'opera così sanguigna, piena di vitalità, truce ed energica, che termina quando tutti i protagonisti sono morti. Gran bella musica fusa a una storia piena di passione.
Da qualche anno, ascolto più volentieri la Bohème. L'opera che racconta di giovani in amore, liberi e poveri, l'opera del gelo che pervade tutto e spegne ogni fuoco; forse amo quest'opera proprio perché non sono più giovane. Adoro la tenue d'amore tra Mimì e Rodolfo, bellissimi i loro duetti sommersi sempre dal freddo e dalla neve. Mi piace molto l'amore evidente, carnale e sempre negato tra Musetta e Marcello, i duetti tra loro sono gli unici che scaldano un po' l'atmosfera sempre gelida e presaga della morte.
Ascolto spesso anche Butterfly, è un'operina più tenue, mi prende meno ma la musica è bella.
Del Trittico la mia preferita è Gianni Schicchi e anche il soffocante, tragico, Tabarro mi affascina molto.
********
Grazie a un gruppo Fb dedicato al field recording scopro un disco di musica elettronica, lo ascolto ora. L'autore si cela sotto un nome d'arte improbabile ma è, secondo Discogs, Jean Luc Hervé Berthelot, un attempato musicista francese. I suoni scorrono e si lasciano ascoltare senza problemi, hanno il lieve sapore della pionieristica elettronica degli anni Cinquanta, il titolo del disco dovrebbe rimandare a Iannis Xenakis, almeno credo ma potrei sbagliarmi.
*********
All'alba ascolto Brown rice di Don Cherry, un disco del '77. In quegli anni io, Carmelo, Franco, Riccardo, Andrea e Betty tentavamo di fare una musica simile. Un ibrido tra la psichedelica misticheggiante e la musica etnica con, per sentirci proprio avanguardisti, uno spruzzo di musica cosmica tedesca.
In questo appunto va colta tanta autoironia e tenerezza per il tempo andato.
**********
Om di Zoltán Jeney, musica elettronica comunista registrata poco prima della caduta della Cortina di ferro. Zoltán Jeney utilizza il sintetizzatore Rsf Kobol, una cosa commercializzata come la risposta francese al Minimoog qui usata come un sequencer molto elementare per supportare una linea melodica altrettanto elementare. L'impressione è di una musica elettronica molto di retroguardia - come un gregario, al Giro d'Italia, che si sfila dal gruppo salendo verso lo Stelvio -, nonostante il disco risalga alla seconda metà degli Ottanta il sapore dei suoni è decisamente vintage.
Chi vuole ascoltare questa musica, secondo me dovrebbe essere riservata solo ai musicofili estremisti, la può scaricare dal sito "Die or D.I.Y.?".
***********
Poco fa, su suggestione del sito Orrore a 33 giri, guardavo un video musicale del Divino Otelma, la cosa contribuiva ad aumentare la consueta desolazione del mio risveglio. Ascoltavo e, senza speranza di trovare la risposta, mi chiedevo: cosa si fa pur di non lavorare?
************
Nel primo pomeriggio ho ascoltato una raccolta dei Nine circe, non avevo niente di meglio da fare, le venti canzoncine del duo olandese mi hanno riconfermato nella convinzione che la musica degli anni Ottanta, anche se indie o underground, era comunque di plastica predigerita.
Lunghi tratti di noia.
*************
Il mollichismo dominante ha ridotto gli appassionati di musica in beoti completamente acritici, che applaudono e accettano tutto e il contrario di tutto. Rimpiango i bei tempi quando ai concerti di musica contemporanea ci si picchiava o si tentava di picchiare l'autore.
**************
Alessandra Mussolini, che ora si guadagna la pagnotta facendo come lavoro la "nipote del duce", tentò in giovane età di seguire le orme della zia e di fare la "nipote di Sophia Loren". Memorabile la sua partecipazione a Noi uomini duri, in cui concupisce con gusto un non ancora decrepito Enrico Montesano.
Prima dei vent'anni, memore del babbo jazzista, la fanciulla tentò anche la carriera musicale, incise un ellepì in Giappone. Il dischetto passò abbastanza inosservato ma adesso, dopo quasi quattro decenni, i collezionisti di vinile lo valutano tra gli ottantacinque e i centoquarantadue euro.
***************
In un momento di ozio giro per l'Hd esterno n°2, quello dedicato alla musica, e scopro che possiedo cinque edizioni differenti del Requiem di Verdi. La più antica registrazione è del 1939 ed è diretta da Tullio Serafin, la più recente è del 2011, un concerto estivo dei BBC Proms, ed è diretta da Semyon Bychkov. Quello di Verdi è il Requiem che mi affascina di meno, infatti in questo momento ascolto lo sconosciutissimo, almeno per me, Requiem di Mikīs Theodōrakīs...
FINALINO
Caro lettore, se sei arrivato fino in fondo a leggere i miei sbrodolamenti significa che sei un vero appassionato - o, più probabilmente, che non hai proprio niente di meglio da fare - e meriti un premio. Contattami e potrai ricevere la mia collezione di canzoni natalizie da dischi 78 giri, circa un migliaio di pezzi, in file mp3.
Nessun commento:
Posta un commento